La prima intervista di Tony Boy
Oggi parliamo di Tony Boy, rapper classe '99 nato a Padova. Si avvicina al rap fin dai primi anni di scuola. Si fa conoscere dal pubblico nel giugno 2019, con l'uscita del suo primo ep "Non c'è futuro" interamente prodotto da Wairaki. Spicca per la sua capacità di scrittura, interpretazione e versatilità nel flow, mescolando tematiche sentimentali con un'attitudine più cruda. Dopo “Champagne” in collaborazione con Mr.Rizzus, "1999" è il secondo singolo del suo 2020, a cui fa seguito “Jungla”. A giugno collabora con Nashley in “Dipendenza”, contenuta nel nuovo EP di quest’ultimo, mentre a luglio pubblica “Sembra Facile” con Dutch Nazari e a settembre “Gas”, estratti da “Going Hard”, il suo album d’esordio ufficiale, pubblicato a ottobre 2020.
In occasione dell'uscita di quest'ultimo progetto, abbiamo avuto l'opportunità di scambiare due chiacchiere con lui, per farci raccontare di più sul suo percorso artistico e sui suoi gusti musicali, buona lettura.
Verso che età ti sei avvicinato al mondo della musica e quali sono stati gli artisti con cui sei cresciuto?
Il mondo della musica mi ha sempre affascinato, dai primi anni di vita quando mi regalarono una batteria per bambini, che davvero mi ha flashato.
Nella mia famiglia sono tutti ascoltatori di musica di qualsiasi genere, però l’influenza più grande che ho avuto da piccolo è stata sicuramente la wave pop punk con i blink e i sum, soprattutto ho sempre idolatrato travis Barker in particolare, alle elementari mi riempivo di tatuaggi con la penna e mi facevo la cresta per assomigliare a lui. Crescendo ho iniziato a scoprire il rap, ascoltai ghetto gospel di tupac perché mio fratello era appena tornato da Londra con un sacco di hit nuove nell’ iPod e da lì ho scoperto l’esistenza del rap. Per anni non ho mai neanche pensato lontanamente di scrivere, fino ai 15 anni, dove ho iniziato a conoscere YouTube e tutti gli artisti tipo young thug, future, chief keef, young lean, tyga, asap Rocky, Drake, french montana e tantissimi altri… Nel frattempo iniziavo a scoprire il rap italiano con i club dogo, Noyz, marra, trve vandals, Achille lauro, nuove leve di inoki, luche, Fabri fibra, Massima tackenza e tutto il rap Padovano in generale ma ci sono troppi altri artisti che non elenco sennò davvero non finisco più, perché mi sono sempre divertito ad ascoltare tantissimi artisti e ognuno mi ha ispirato a suo modo. In ogni caso a 15 anni inizio a scrivere le mie prime “canzoni” e ai 16 pubblico il mio primo mixtape “TRVPPIN BOYZ” che nella mia città ebbe un buon riscontro e da lì con molta sicurezza per un appena sedicenne ho capito che avrei voluto solo fare quello nella vita, o almeno che avrei voluto provarci a tutti i costi. Successivamente Gli artisti che decisamente mi hanno influenzato di più sono stati Sfera Ebbasta con xdvr, perché quel periodo è stato uno dei più belli della mia vita, mi ricordo l hype che c’era intorno alla cosa ad ogni video che usciva, eravamo tutti uniti anche tra noi amici in quel periodo e tutti iniziavamo a conoscere il nuovo rap in Italia che stava davvero facendoci rispecchiare per davvero in una maniera unica e fresca, eravamo tutti troppo gasati, c’era tipo una magia in quel periodo e quel ragazzo è troppo forte. Da quando c’è stato lui nella scena la gente ha iniziato ad ascoltare il rap italiano.
Nel mentre iniziai a seguire i primi segnali della dark polo gang con i primi singoli, e il loro immaginario che davvero catturó me e tutta la mia generazione fino a Crack Musica che davvero ci cambio il modo di vedere le cose, era tutto troppo hit.
Going Hard è il tuo primo progetto discografico, quando hai iniziato a lavorarci e che concept si cela dietro al titolo?
È più o meno un anno che ci lavoravamo alle canzoni, non avevamo ancora chiaro di cosa fare con quelle che stavamo registrando e il disco è stato il miglior modo per esprimere le nostre vibes.
Going Hard esprime un concetto di energia, è per caricarmi, assorbo tanto le vibrazioni degli ambienti in cui gravito, quindi voglio far si che tutti siano carichi in modo da caricarmi anche io, lo vedo come un promemoria per ricordarci di alzarci la mattina e spaccare comunque vadano le cose.
Che liceo hai frequentato e che rapporto avevi con la scuola?
Con la scuola ho sempre avuto il classico rapporto di un ragazzino che non ha voglia di stare a scuola, appena sono arrivate le superiori ho iniziato ad ascoltare rap e a gasarmi quindi magari andavo alle jam e poi dovevo andare a scuola la mattina, poi ogni tanto non ci andavo, poi ho iniziato a non andarci… nel frattempo combinavo qualche casino e cambiavo scuola, ho fatto linguistico, scientifico e poi ho finito a un professionale. Ovviamente ho ancora un sacco di disprezzo verso alcune autorità scolastiche che nella mia crescita mi hanno segnato ma confido in tutte le brave persone volenterose di insegnare la propria materia con passione.
Un brano che ti ha permesso di farti conoscere a un ampio pubblico è sicuramente "Dipendenza" con Nashley, com è nata la collaborazione con lui e quali sono gli artisti italiani con cui sogni di lavorare?
La collaborazione con Nashley è nata perché mi ha proposto di fare una strofa nel suo EP dopo un po’ che comunque aveva ascoltato dei miei pezzi e già ci eravamo conosciuti in studio e in altre occasioni e da lì ci siamo ritrovati in studio e abbiamo fatto Dipendenza su un super beat di Wairaki.
Gli artisti italiani con cui vorrei collaborare sono due tre ma non li voglio dire perché boh sia mai che li concretizzo. Sono scaramantico.
Coltivi altre passioni in parallelo con la musica? Altri sogni nel cassetto che vorresti realizzare?
Vorrei sempre gravitare intorno alla musica e ispirarmi ai più grandi e firmare gli artisti che stimo in una mia etichetta, con un super roster. In ogni caso vediamo col tempo cosa potrebbe succedere al mio lato imprenditoriale.